Tuesday, October 10, 2006

OPEN WATER. Riflessioni sottomarine


Non ho mai visto questo film. Ho visto il trailer, ne ho sentito parlare ma non l'ho mai visto. Stanotte però ho fatto un sogno che lo riproduceva esattamente. Ero sola, in mezzo ad un mare come questo, una distesa d'acqua a perdita d'occhio in cui si specchiava un cielo scuro.
Io amo nuotare, specialmente al largo. Anche se ti dà quella sensazione di vulnerabilità, di essere solo al cospetto della potenza della natura. Ma nel sogno ero ancora più sola perchè non c'erano altre persone, non c'era terra, non c'era nulla. Solo due squali, la cui pinna emergeva dall'acqua, che si avvicinavano lentamente a me, innocui come delfini. Ma sapevo che sarebbe durata poco. Mi avrebbero mangiata viva. Nessuno mi avrebbe potuto salvare. Ero sola di fronte alla mia morte, una morte atroce, che mi avrebbe fatto soffrire tantissimo. Non ho mai visto la fine di quell'incubo. Era un'idea così insopportabile che mi sono svegliata prima. So che vorrei morire in mare. Così come sono nata nell'acqua così vorrei morirci. Tutte le volte che lo vedo, immenso e immobile, un silenzio primitivo e assoluto, penso a come sarebbe sparirci dentro, per sempre. A come sarebbe trapassare da lì, da quella quarta dimensione che è l'acqua. L'acqua è come un'interfaccia tra due mondi. Ecco perchè adoro nuotare. Avete mai sperimentato il suono che si propaga sott'acqua? E' la voce del mare, la voce dell'abisso.
Quando sono sotto penso che vorrei essere un pesce, per viverci. Mi immergo, e prima di riemergere provo un leggero dolore, un'intima sofferenza nel lasciare quello. Il riemergere, il filo dell'acqua, è il passaggio tra le due dimensioni. Sono sopra, inizio a respirare con i miei polmoni, vedo il cielo, il sole che mi scalda. Eppure soffro, perchè mi sono separata...

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