Sunday, October 29, 2006

Esplorazioni sulla metropoli: Milano


E' veramente, veramente complicato come mi sento io dentro Milano. Ieri sera percorrevo via Carlo Botta verso Porta Romana per prendere la metro, direzione Rogoredo. Sabato sera, quasi ora di cena. A quell'ora ci sono 2 Milano: quella che si prepara a vivere la notte "fuori" e quella che si prepara a vivere la notte "dentro". Finestre illuminate sono gli occhi delle case che si riscaldano di intimità. Strade illuminate, locali dalle luci soffuse, stazioni della metro, portici, stazione ferroviaria sono i ripari di chi vive la notte fuori. Di chi si espone alla paura ancestrale di non avere un riparo ed essere sbranato vivo. Milano è molto più metropoli, per me, di altre, per esempio di Roma. Perchè è più irregolare, più nordica, più vicina all'idea di freddo e buio. C'è meno armonia, gli angoli sono appuntiti e le separazioni, le emozioni, sono nette e forti, senza vie di mezzo. Roma è più conciliante, più materna.
Insomma Milano è tutto quello che accade fuori, di notte, è un sabato sera di sballo e una domenica di torpore. Tutto quello che può succedere là fuori mentre tu sei in transito, in passaggio tra due dentro che non ti appartengono.
Milano è il ricordo dell'impossibilità di esistere, e nostalgia per la trasmutazione, quando puoi essere tutto, o niente, allo stesso tempo. E' il cuore dell'adolescenza ribelle e trasgressiva, che non può essere contenuta in niente, ma è alla ricerca disperata di qualcosa che la contenga. Milano è una ragazza che si taglia, vomita e scappa.




24/9/06
La stazione è un crocevia dove si scontrano i destini di un sacco di gente, a volte per pochi attimi, a volte per ore, o per sempre. Guardi una persona, le senti pronunciare una frase e da lì ricostruisci, immagini. Un tossico mezzo sfatto che al telefono dice "Pronto, mamma..." e non pensavi nemmeno a quella parola in bocca sua, ha un sapore strano. Un bambino dai tratti peruviani, o colombiani, che ti suggerisce panorami da foresta amazzonica, o vedute andine, vestito all'ultima moda, con i jeans e la crestina ingelatinata.
Persone di mondi diversi che transitano qui, solcano i crocevia immaginari del caotico occidente, trasformano le metropoli in agglomerati senza volto dove le diversità si mescolano e dove tutto allo stesso tempo, esiste. Lasciando in bocca il sapore di niente.
La metropoli ha il potere di annullare le distanze, di negare le separazioni ma anche di dirottare a precipizio verso istanti di solitudine immensa, mescola mentre divide, fa coesistere mentre annulla. La metropoli è un paradosso vivo, che respira. Milano è una metropoli che dilaga e si espande senza forma. Dove tutto è così vicino da potersi toccare e poi dentro si allontana fino a non vedersi più.

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