Wednesday, October 25, 2006

Ode alla metropoli di cristallo: NY


Vorrei scrivere su New York da qui.
Ma non riesco. Certe cose le ho provate solo là, anche semplicemente chiudendo gli occhi e respirando, incamerando aria, rumori e suoni. Anche l'aria di NY è particolare e se respiri a occhi chiusi sai esattamente dove sei. Sei a NY.

2/1/2005
Sono a NY da poche ore. Ho fatto una doccia, una camomilla, e ora scrivo dal mio enorme letto ad una piazza e mezzo dell'hotel di Manhattan dove siamo alloggiati. La prima impressione è stata brusca: caotica, sporca, piena di quell'accozzaglia di cose che balzano all'occhio marginalmente nei film americani. Case di legno, 1000 luci, sacchi dell'immondizia per le strade buie di Queens, odori forti, miliardi di scritte pubblicitarie, luci ad alveare nei grattacieli...

Anche ora la sento che si muove dietro i vetri e che non si fermerà mai, fino a nuovo giorno. Succede di tutto là fuori questa notte

La metropoli di cristallo è come un respiro pesante in cui confluiscono tutti i rumori d'America. E' un vicolo malfamato con i fumi del riscaldamento che escono dal marciapiede. E' una finestra con i vetri piombati a precipizio su una coperta di tetti da attraversare. E' il Central Park dove incontro un inviato di Rai 3 che passeggia e vedo un'enorme lago su cui uccelli marini hanno formato una striscia con i loro corpi. E'il palazzo dei Gosthbusters. E' una città portuale. E' Brooklyn e tanti visi di contadini del sud che hanno iniziato a vivere qui un secolo fa. E' la città di Oriana Fallaci anche se non ho trovato la sua casa, ma sapevo che c'era. E'l'abisso di Ground Zero visto di notte in cui si rifrangono cristalli di luce e affondano nomi di eroi sconosciuti. E' un flauto che intona God Bless America all'angolo di una strada. E' Little Italy triste scenografia vuota di un film primi novecento. E' assenza di homeless e chiedersi dove sono andati a finire.

E' alzare gli occhi e metterci un po' prima di trovare il cielo.






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