Sunday, November 12, 2006

Amsterdam blues



Quando me lo sono venute a dire era pomeriggio, credo. Lì dentro il tempo non esisteva più. Le ho incontrate nel corridoio. Un pomeriggio d'inverno con i neon accesi. O forse un pomeriggio con il lungo tramonto rosa che lasciava una scia di luce stanca. "Andiamo in gita ad Amsterdam, vieni?" Travolta. Non sapevo cosa rispondere. Perchè da un po' ero fuori dalla classe, fuori dal tempo, fuori da me stessa. Infagottata in grossi maglioni. Persa La decisione poteva essere mia ma ancora non lo sapevo. L'autorità superiore che aveva assunto potere decisionale al posto mio e dei miei genitori disse No. E così Amsterdam è stato il viaggio che non ho mai fatto. Il viaggio che non si può fare. Il treno perso, l'occasione sfuggita o molto di più, ciò che non ha potuto esistere. Asterdam è la mia adolescenza perduta, la mia adolescenza in ostaggio. Avevo 19 anni. Al loro ritorno mi hanno portato una T-Shirt, il loro pezzo di Amsterdam da regalarmi, l'ombra della vita non vissuta rimasta per una beffa del destino attaccata al muro. Una T-Shirt larghissima, dentro cui mi perdevo. Color carta da zucchero, con una scritta multicolori, Amsterdam appunto, e una bicicletta dello stesso colore della scritta. Questa è Amsterdam per me. Una maglia che non ho mai indossato ma che custodisco gelosamente nell'armadio perchè è una traccia indelebile del passato, dell'inesistenza a cui mi sono obbligata. Non ci sono tornata, Amsterdam è ancora il viaggio che non ho mai fatto. E' la decisione che non sono stata capace di prendere. Perchè di fronte all'idea di avere tutta quella libertà, tutto quel potere, il potere di essere una persona qualsiasi, che va ad una stupida gita di liceali in fibrillazione, io ho detto no. Eppure Amsterdam è trasgressione, lo sa pure mia nonna. C'è il sesso, la droga, dispensati a tutti come caramelle. Ci sono case colorate, allegre biciclette e i quadri traboccanti di colore degli Impressionisti. La follia di Van Gogh, la sua notte stellata, i bulbi dei tulipani, i mulini a vento. La gente che si veste a caso. I funghetti allucinogeni e se vuoi fare sul serio, acidi e pasticche e tanto altro. Ci sono gli Erasmus e la musica, i rave e locali in cui ballare Tecno. Amsterdam è il luna park della vita, dove puoi dimenticare chi sei, e io sono una specialista in questo, molto più che in qualsiasi altra città del mondo. Amsterdam era davvero un'occasione perchè se non la vedi quando sei adolescente, non la vedrai mai più. Solo allora rappresenta la vetrina colorata che ti promette una psichedelia di desideri da lasciarti tramortito. E anche se devi fare il bravo liceale in gita con i prof martiri di turno, lo sanno tutti che passerai la sera nei Coffee Shop a stordirti di fumo o in discoteca fino al mattino, sgusciando fuori dall'albergo con le lenzuola annodate. E il giorno dopo visiterai le mostre come uno zombie, ravvivandoti solo davanti alla prospettiva di un'altra notte di follia. Amsterdam è il balocco d'Europa, è la città delle fughe, dove combinare disastri, la città dei sacchi a pelo e dell'Interrail. Non per me, no. Amsterdam per me è solo ciò che non è stato. E che non sarà mai più.

2 comments:

Antonio said...

Che dire, ho trovato l'immensa poesia della malinconia in ciò che hai scritto. è passato un sacco da quando l'hai postato, ma mi ha colpito. Ci sono stato due volte ad Amsterdam, ed è proprio come la descrivi. La prima volta come la descrivi, e tutto ciò che hai descritto è stato valido per noi. La seconda volta, insieme a una ragazza, l'atmosfera è stata un po' più malinconica, ma me la sono goduta uguale. Volevo solo dire che il tuo Amsterdam Blues mi ha toccato il cuore.

Antonio said...

Volevo dire... la prima volta con amici. Non ho dormito un granchè :P